Pierre Puget, San Sebastiano

Pierre Puget, San Sebastiano

Autore : Pierre Puget (Marsiglia 1620 -1694)

Titolo dell'opera: San Sebastiano

Data : 1668

Ubicazione: Chiesa di Santa Maria Assunta

Dimensioni : h 400 cm ca.

Tecnica: statua in marmo

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Descrizione dell'opera

L’opera si trova nella basilica di Santa Maria Assunta, intitolata anche ai Santi Fabiano e Sebastiano. La chiesa, situata sul colle spianato di Carignano, sorse per volontà del nobile Bendinello Sauli: questi, nel testamento del 16 ottobre 1481, aveva infatti stabilito che una parte del suo patrimonio fosse impiegata per la costruzione dell’edificio. L’impresa fu effettivamente avviata verso la metà del secolo successivo dagli eredi di Bendinello, che nel 1543 affidarono il progetto all’architetto perugino Galeazzo Alessi, uno dei migliori maestri dell’epoca in tutta Italia; la prima pietra fu posta il 10 marzo 1552.

La pianta dell’edificio forma un quadrato perfetto, dominato da una cupola centrale, sostenuta da maestosi pilastri. Nelle nicchie, scavate in essi, trovano posto quattro statue: due si devono allo scultore francese Pierre Puget, le restanti al genovese Filippo Parodi e al “borgognone” Claude David.

Pierre Puget (Marsiglia 1620-1694), scultore e pittore, fu esponente tra i più significativi della cultura figurativa del Seicento, formatosi a Roma e a Firenze accanto a Pietro da Cortona, e particolarmente sensibile all’ opera di Bernini. Operò a Genova tra il 1661 e il 1668 e con i suoi lavori fu efficace promotore del barocco in questa città. Era, infatti, volontà di molte famiglie aristocratiche genovesi del tempo qualificare le proprie committenze coinvolgendo un artista innovativo e moderno come Puget, definito anche il “Bernino della Francia” (Ratti 1769).

I suoi rapporti con la famiglia Sauli, aperta per cultura e interessi alle novità internazionali (Magnani), si avviarono nel 1663, con un progetto per la basilica di Carignano: il 22 giugno di quell’anno venne infatti pagato all’artista un modello “per l’altare in mezzo alla chiesa, sotto la cupola”, di cui rimane testimonianza nel grande disegno conservato al Musée Granet di Aix -en- Provence. Da quest’ultimo risulta che Puget ideò per Carignano un baldacchino con colonne tortili, ispirato all’esemplare berniniano in San Pietro: sul fastigio doveva porsi il gruppo scultoreo della Vergine Assunta, proteso verso la luce della cupola. Del tutto plausibile, secondo Magnani (1988), è l’ipotesi di un disegno complessivo iniziale dell’artista per lo spazio centrale della chiesa, sottostante la cupola, comprendente quindi anche le quattro statue che– sempre in analogia con il modello della crociera della basilica vaticana- dovevano essere collocate nelle nicchie ricavate nei pilastri. Dai documenti in tempi recenti individuati nell’Archivio Sauli risultano, del resto, accordi intercorsi nello stesso anno 1663 fra i Sauli e lo scultore a Carrara per procurarsi i marmi per “quattro statue”, quindi “per un progetto globale per tutte le sculture che dovevano ornare la chiesa” (Magnani 2003).

Se il progetto del baldacchino dovette essere abbandonato per difficoltà nella concreta realizzazione, proseguì invece l’operazione delle sculture: l’8 marzo 1664 Puget si impegnava, infatti, a eseguire per Giulio e Francesco Maria Sauli due statue raffiguranti San Sebastiano e il Beato Alessandro Sauli, che furono portate a compimento quattro anni più tardi nel 1668. Le fonti tramandano memoria di altre due opere commissionate all’artista per le restanti nicchie : in primo luogo Ratti (1769) ricorda una “terza statua” per Carignano, una Santa Maria Maddalena penitente, alla cui esecuzione l’artista avrebbe rinunciato (pur avendone già approntato il modello), per ripartire tempestivamente alla volta della Provenza, risentito per aver dovuto trascorrere un’ intera notte in prigione (dove era stato condotto perché sorpreso con la spada dalla ronda notturna), in attesa che il “Signor Saoli” intervenisse per farlo scarcerare. Documenti d’archivio (resi noti da Varni 1877) attestano invece che i Sauli concordarono nel 1691 con Puget (allora a Marsiglia) l’esecuzione di una quarta statua per la basilica, raffigurante San Gerolamo, anch’essa tuttavia non realizzata, presumibilmente a causa della morte dello scultore, avvenuta il 2 dicembre 1694.

Pietà e volontà di celebrazione familiare, come ha sottolineato Lauro Magnani (1988), orientano la scelta dei due primi santi scolpiti dall’artista francese: alla peste, che colpì Genova nel 1657, è evidentemente collegato San Sebastiano, non solo in forma di devozione nei confronti del Santo contitolare della basilica, peculiarmente invocato come protettore contro il morbo, ma anche “come metafora per celebrare Giulio Sauli” (Magnani 1988), che fu uno dei committenti di Puget, nonchè doge nell’anno dell’epidemia, ricordato dalle fonti come eroe della “cristiana pietà”. La scelta di rappresentare nell’altra scultura il vescovo Alessandro Sauli non è anch’essa casuale: l’illustre personaggio (nato a Milano nel 1534, generale dei Barnabiti, vescovo di Aleria e poi di Pavia), distintosi per esemplare condotta in occasione della pestilenza del 1580, tanto da indurre la famiglia ad annoverarlo precocemente tra i beati (anche se la sua beatificazione ufficiale risale solo all’anno 1742), appartenne a quel ramo dei Sauli, che fu proprio di Francesco Maria, l’altro committente di Puget.

Il San Sebastiano e il Beato Alessandro Sauli si configurano, inoltre, nella loro comparazione come rappresentazione dell’ascesi verso Dio dell’eroe e dell’uomo di chiesa, come altrettante traduzioni del concetto di unione con Dio attraverso la sofferenza della carne, il distacco dello spirito dal corpo, e la morte (Magnani 1988).

Il San Sebastiano è caratterizzato da un forte pittoricismo e “realismo” delle superfici marmoree. A una prima visione appare evidente lo slancio del martire verso l’esterno della nicchia, la volontà di distacco dall’apparato architettonico retrostante dato dal bardiglio di Carrara venato di bianco, che ricopre l’interno della nicchia, contornato da una filettatura in marmo “fior di pesco”, e dal cartiglio del basamento in “rosso di Levanto” (Rotondi Terminiello 1995) . Un’altra fondamentale caratteristica della scultura è il voluto e ricercato rapporto con la luce. Posto sotto la cupola, il martire protende a essa con una forte carica emotiva; appare volto verso l’alto, in una dolorosa flessione delle gambe, con l’intero corpo piegato dalla sofferenza in offerta alla luce stessa. Puget spoglia San Sebastiano del suo elemento caratterizzante, le armi, e lo ritrae in un'emotiva nudità; evidente è il contrasto tra: la forza delle armi, quindi di ciò che era il Santo, ossia un comandante dell’esercito romano, e la forza della sofferenza del martirio, che emana una grande umanità e sensibilità, data dalla maestria dello scultore francese nella levigatura dei marmi.

Il San Sebastiano di Puget è stato bersaglio di aspre critiche da parte dell’intellettuale francese Charles Nicolas Cochin, che nella parte dedicata alla città di Genova della sua monumentale opera Voyage d’Italie (1758), segnala l’opera, giudicandola inferiore rispetto al Beato Sauli, “poco ammanierata e poco spiccante ne’ muscoli”, come tramanda Carlo Giuseppe Ratti (1769), convinto assertore invece dell’alta qualità della scultura. Egli la propone, anzi, come modello per chiunque dovesse realizzare una statua di San Sebastiano, ne elogia la testa, che “sembra fattura d’un greco Scultore”, e ritrova nell’armatura, a lato del Santo, il “gusto” di quelle raffigurate nella colonna traiana. Il giudizio è condiviso da Federico Alizeri (1846), che sottolinea come gli “intelligenti” sappiano riconoscere nel San Sebastiano, “se non un’esatta osservanza del vero, poco grata al pervertito secolo dello scultore”, una non comune conoscenza del nudo e una certa attenzione ai modelli antichi che la rende “più stimabile fra la moltitudine delle opere contemporanee”.

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Fonti

“La basilica di S. Maria e de’ Santi Fabiano e Sebastiano […]. Ne deliberò la fabbrica Bendinello Sauli, […]. Possiamo fissarne l’istituzione sotto il 1481, […]; quantunque la basilica fosse cominciata dagli eredi nel 1552, anno in cui il moltiplico bastò alle spese, […]. Si studiaron però la magnifica idea nella scelta dei mezzi, fino a chiamar da Perugia a tale iopo Galeazzo Alessi, uno de’ migliori architetti che propagassero di que’ giorni in Italia gli esempi michelangioleschi. La pianta di quest’edifizio è un quadrato perfetto con una cupola sostenuta da maestosi pilastri […]."

"Puget corruciatosi da un tratto meno officioso del Sauli, troncogli a mezzo il lavoro, e tornò in Francia. Bisognò pensare al riparo; […] affidò le statue che mancavan tuttora ai primi che qui se gli offersero, cioè al nostro Filippo Parodi, […], e a quel francese Claudio David […]. Di P.Puget […] sono le due statue entro le nicchie a man destra, rappresentanti San Sebastiano e il B. Alessandro Sauli. La prima di queste dispiacque al Cochin che la pospone alla compagna, e secondo il suo torvo costume la vien proverbiando di mille difetti; ma gli intelligenti non convengono in siffatto giudizio. Discerno nel S. Sebastiano, se non un esatta osservanza del vero, poco grata al pervertito secolo dello scultore, una cognizione almeno del nudo non comune in quell’età, e certa defernza agli esempi antichi che il fa più stimabile fra la moltitudine delle opere contemporanee. […]; e certo lo scultore dovette principalmente alla franchezza dello scalpello, alla grazia, alla nobiltà insomma dell’esecuzione il soprannome che gli venne di Bernino della Francia.”

  • Cochin Charles Nicolas, Voyage d’Italie, ou receuil de Notes sur le ouvrages de Peinture e de Sculpture, qu’on volt dans les principale villes d’Italie par monsieur Cochin, 3 volumi, Paris, Jombert 1758 vol. III Génes, pp.247-284
  • Ratti Carlo Giuseppe, Delle vite de' pittori scultori et architetti genovesi (in continuazione all'opera di Raffaello Soprani), tomo secondo, Stamperia Casamara, dalle Cinque Lampadi, Genova 1775, pp. 323-324

“[...]. Di tali statue, che giungono all’altezza di tredici palmi, il Puget ne formò due d’esquisito artifizio; e quelle sono del San Sebastiano, e del Beato Alessandro Sauli. Ma io non posso nominare quest’opere senza nominar nuovamente Monsieur Cochin, a cui non sappia male, se il pensar mio unito a quello di più spregiudicati talenti, alla volontà di lui non si conforma. […], ch’ella è disposta in un attitudine così graziosa, che nulla di più; onde può servir d’esemplare a qualunque valente artefice avesse a costruire una statua di San Sebastiano. […]: che la testa sembra fattura d’un greco scultore: che le armature del santo sparse per terra sono lavorate sul gusto delle scolpite nella Colonna Traiana: e mille altre bellezze di cui è adorna quella superba statua. Il Cochin accecato dal suo genio critico non ha saputo vederle, e s’è occupato in ispacciare sciocchezze. Da ogni rimproccio fa bensì andar esente la Statua del B. Alessandro Sauli; opera a dir vero egregia: ma non però tanto, quanto la prima: […]."

"Questo nobile Artefice aveva già formato il modello della terza Statua per l’anzidetta Chiesa di Carignano; il quale modello, superbo al par de’ due precedenti, dimostrava Santa Maria Maddalena penitente. Era per eseguirlo in marmo; quando una sera trovato dalla corte con la spada (v’era in quel tempo rigorosa proibizione di portarla dopo alcune ore della notte), fu arrestato, e condotto in prigione. Ei ne spedì subito l’avviso al Signor Saoli, che indugiò fino alla susseguente mattina l’adoperarsi, per farlo scarcerare. Piccatosi il Puget di tale indugio, partì tosto da Genova alla volta della Provenza; né mai più per qualunque esibizione volle qua ritornare.”

  • Ratti Carlo Giuseppe, Storia de' pittori scultori et architetti liguri e de' forestieri che in Genova operarono, secondo il manoscritto del 1762, a cura di Maurizia Migliorini, Genova 1997. (online sul sito http://www.fosca.unige.it/testi.php)

“Quest’uomo valente […], doppo esser stato a Fiorenza, fece i suoi studii in Roma colla direzion del Cortona, venne a Genova, né guarì andò che del suo talento diede prove […].”

“Mancano inoltre nel manoscritto le polemiche con Charles Nicolas Cochin, che nel suo viaggio genovese pubblicato nel 1758 nell’ambito del suo monumentale Voyage d’Italiae, si rese responsabile di alcune osservazioni sulla pittura genovese non condivise dal Ratti.”

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Bibliografia

  • Magnani Lauro, Pierre Puget a Genova per una committenza aggiornata, in: La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, volume II, Industrie Grafiche Editoriali F.lli Pagano S.p.A., Genova 1988, pp. 135-138.
  • Magnani Lauro, La scultura dalle forme della tradizione alla libertà dello spazio barocco, in: Gavazza Ezia, Terminiello Rotondi Giovanna (a cura di), Genova nell'età barocca, catalogo della mostra (Genova 1992), Nuova Alfa Editoriale, Bologna 1992, p. 294
  • Rotondi Terminiello Giovanna, Puget trecento anni dopo, in: Pierre Puget (Marsiglia 1620 - 1694) Un artista francese e la cultura barocca a Genova, catalogo della mostra (Marsiglia ottobre 1994-gennaio 1995; Genova marzo-giugno 1995), Electa, Milano 1995, pp. 66-68.
  • Luc Georget, Alessandro Sauli, San Sebastiano, schede in Ibidem, pp. 112-116.
  • Magnani Lauro, Pierre Puget, uno scultore barocco fra Genova e la corte di Francia, in: Boccardo Piero, Clario Di Fabio, Philippe Sénéchal (a cura di), Genova e la Francia. Opere, artisti, committenti, collezionisti, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2003, pp. 114-116.
  • Varni Santo, Spigolature artistiche nell'Archivio della Basilica di Carignano, Genova, 1887.

 

Immagini


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San Sebastiano

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Particolare di San Sebastiano


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Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022